Raffaele Villari dalle poesie agli studi storici e filosofici

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Di Stefano Milazzo Savoca

 

Raffaele Villari nacque a San Filippo Superiore piccolo villaggio alle porte di Messina, nell’agosto del 1831, iniziò poco più che ventenne l’attività letteraria pubblicando una raccolta di poesie e continuando con studi storici, filosofici e di cultura locale. Di idee Mazziniane, entrò nel mirino della polizia borbonica, che dopo la pubblicazione di 30 numeri del giornale Il “Caduceo”, lo fece chiudere, giornale da Lui Fondato e Diretto.

Massone per antica tradizione di Famiglia, fece parte insieme a Giuseppe Garibaldi suo Fratello ed Amico del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato sedente a Palermo. Fu al piè di lista della Rispettabile Loggia Adonirham all’Oriente di Messina.

Amico di Gioacchino Paternò Castello di Biscari, Antonino Stagno d’Alcontres, Felice Bisazza e Giuseppe La Farina a Loro dedicò alcune delle Sue più conosciute pubblicazioni.

Legato a molti personaggi del Risorgimento tra cui lo stesso Garibaldi.

Era parente alla lontana sia del più conosciuto Pasquale Villari, di cui sembra vi siano rapporti epistolari, come anche di Antonio Villari il famoso clinico che più volte tentò di salvare la vita a Luisa Sanfelice (amico della regina Maria Carolina delle due Sicilie di cui si

conserva una raccolta epistolare).

Fu molto attivo durante il Risorgimento ma soprattutto durante l’impresa dei Mille.

Fissò le sue esperienze politiche nella sua opera principale, “Cospirazione e Rivolta”,

pubblicata nel 1881 e tutt’ora fonte primaria per la storia del Risorgimento a Messina.

È interessante notare come lui vedesse quest’opera, prettamente locale: la dice ispirata, alla lontana, dall’archivista Trentino Tommaso Gar, con cui era in rapporto, con essa intendeva valorizzare la storia locale, giacchè la storia d’Italia si poteva avere, secondo il Villari, soltanto facendo la storia delle sue cento città.

Va da sé, comunque, che “Cospirazione e Rivolta”, un grosso volume di oltre 700 pagine, ha un interesse che va ben al di là della storia Municipale di Messina.

Di notevole interesse storico alcune note cariche di apprensione di Giuseppe Mazzini, sulle

attività politiche e latomistiche del Villari.

Nel 1860 Raffaele Villari si distinse durante la Battaglia di Milazzo, tre anni dopo, alla morte del cognato Luigi Pappalardo, diventa Direttore del Giornale Satirico il “Don Marzio”, giornale che dirigerà fino al 1871, salvo la breve parentesi della guerra del 1866. Ed è proprio Don Marzio il nome del protagonista del libro autobiografico Da “Messina al Tirolo”.

Membro dell’Accademia Peloritana, Villari scrisse varie opere politiche, storiche,

letterarie e filosofiche. Per il suo stile, infarcito di espressioni gergali o semidialettali e di allusioni letterarie, si può ben definire uno “Scapigliato” in terra di Sicilia.

Per il suo anticonformismo ebbe diverse difficoltà, anche se mai rinunciò al sarcasmo,

talvolta piuttosto pesante, e all’ironia.

Morì a bordo di una nave russa, ove era stato accolto ferito durante il terremoto che distrusse la sua città, il 28 dicembre 1908 (in quello stesso giorno tragicamente moriva

anche Sua cugina Francesca Villari mia trisavola).

 

 

 

 

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